A cavallo tra l’Umbria e le Marche c’è un borgo piccino, Fossato di Vico, terra antica attraversata da Umbri e Piceni, divenuto in seguito castello medievale. Gironzolando tra le viuzze e le rughe (passaggi coperti con volte in pietra che risalgono al medioevo) ho scoperto alcune belle panchine dipinte che mi hanno incuriosita.
Accanto ho notato un pannello esplicativo a corredo del progetto dove si legge «Il progetto nasce con l’intento di riqualificare uno spazio per l’arte urbana come l’area presso l’antico lavatoio comunale. Ciò non significa solo restaurare un oggetto ormai deteriorato dal tempo ma anche dare nuova vita e significato agli spazi che ci circondano valorizzandoli in modo da offrire alle persone punti di vista differenti… sulla panchina possiamo sederci per contemplare il panorama, rilassarci dopo una passeggiata, leggere un libro o fare una chiacchierata tra amici. Oppure possiamo semplicemente sederci per godere il momento, un attimo unico e irripetibile» Carpe diem, dunque.
Ma la panchina, mi sono chiesta, è attuale ancora oggi? Nel mondo frenetico in cui viviamo, in cui ci lamentiamo sempre di non avere abbastanza tempo?
Bella domanda! Sì e no.
E’ vero, oggi andiamo tutti di fretta, figuriamoci per sederci a fare due chiacchiere con un amico o contemplare il paesaggio! Al massimo all’amico invio un “uozzap” e il paesaggio lo vedo nello screen saver del Pc. Eppure la panchina continua a affascinarci e negli ultimi anni ha trovato nuove vite. Un luogo-oggetto utile e versatile.
«La panchina è luogo di riflessione, svago e condivisione». «La panchina è uno stile di vita» si legge ancora nella spiegazione di questo progetto artistico. La panchina è “lenta” per sua natura.
Gli artisti, come Agnese Pierotti attraverso la sua opera (pittura e smalti su legno), e le persone la stanno riscoprendo.
La panchina (che è gratuita!) costituisce un modo diverso per vivere la città, lo spazio comune all’aperto, il borgo, la campagna …
Non esistono solo le panchine d’autore, dipinte in modo originale e unico dal pennello degli artisti, esistono anche le panchine parlanti, quelle che raccontano messaggi di grande attualità come le panchine rosse in ricordo delle donne vittime di femminicidio (a Gradara e in altre città marchigiane e italiane).
Poi c’è la big bench, la panchina gigante un vero e proprio “community project” ideato dal designer americano Chris Bangle insieme a sua moglie Catherine diventato un’attrazione simbolo delle Langhe: panchine dalle dimensioni maxi dove poter salire con facilità per godere del paesaggio circostante, un modo divertente per osservare il paesaggio da un’altra angolazione. Un’esperienza collettiva. Ne esistono 269 e 52 sono attualmente in costruzione, «un’esperienza da condividere o un momento per ritrovare noi stessi» come si legge nel sito della Fondazione. Per far conoscere il progetto è stato addirittura creato un passaporto speciale dove raccogliere tutti i timbri con il logo delle grandi panchine e i luoghi visitati. Per divertirsi e tornare un po’ bambini.
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