Rigenerato, riciclato, moda circolare, a chilometro zero … sono tutte parole che entrano nel vocabolario di Rifò, azienda giovanissima che sta conquistando il mercato con i suoi capi etici rigorosamente Made in Italy. Rifò infatti parla toscano (significa rifaccio) produce jeans, maglieria da uomo e donna, una moda bella e sostenibile. A me è piaciuta un sacco la collezione Botanical factory (non è un caso se scrivo spesso di giardini!): i colori … le linee supercomfortevoli …
I filati, la materia prima Rifò la va a cercare tra gli scarti, nella produzione in eccesso del settore tessile. Quanto abbiamo prodotto, sprecato negli anni passati? Quanti rifiuti, scarti? Tonnellate di capi di abbigliamento! Beh, Rifò dona loro una seconda … una terza vita … Ma com’ è nata l’idea del brand? Ho raggiunto Niccolò Cipriani per farmelo raccontare.
Francesca Niccolò, benvenuto all’aperitivo virtuale! Ti chiedo subito la storia del brand …
Niccolò Cipriani Rifò nasce da una mia esperienza di lavoro in Vietnam che mi ha fatto capire l’importanza di una tradizione, di un processo esistente a Prato da più di cento anni che permetteva di trasformare scarti tessili come vecchi indumenti e avanzi di produzione (gli stracci) in un nuovo filato e successivamente in un nuovo capo. La nostra idea era quella di creare una linea di abbigliamento rigenerata, rigenerabile ma soprattutto Made in Italy.
F. Tradizione italiana e innovazione come coniuga il brand queste due parole?
N. C. Ci impegniamo ogni giorno a valorizzare ogni aspetto della nostra filiera Made in Italy, di raccontarne la storia e di comunicarne il valore, la qualità. Siamo nati digital con una campagna di crowdfunding e sin dall’inizio volevamo raccontare attraverso strumenti moderni la tradizione del nostro territorio, renderla accessibile a più persone possibili.
F. Moda circolare … a chilometro zero … le nuove generazioni hanno una sensibilità maggiore o la rivoluzione sta contagiando tutti?
N. C. Penso che la pandemia recente, sebbene abbia avuto tanti aspetti negativi, abbia incentivato le persone a avvicinarsi a un approccio più sostenibile negli acquisti e nei consumi. Questo lo vediamo sui più giovani ma anche sulle fasce più alte della popolazione.
F. Quanto è importante raccontare quello che c’è dietro a un capo …
N. C. E’ importantissimo raccontare tutta la storia che c’è dietro a un capo di abbigliamento, dobbiamo convincere le persone ad acquistare non per il prezzo ma per il valore che quel capo trasmette.
spesso siamo spinti a comprare indumenti che non vogliamo perché ci sembrano convenienti, in realtà non lo sono perché c’è sempre qualcuno che sta pagando quel prezzo al posto nostro ...
F. Re-think your jeans … di che si tratta?
N. C. E’ un progetto di raccolta di vecchi jeans che abbiamo lanciato insieme alla Cooperativa Recooper, a NaturaSì e a Pinori filati che permette di raccogliere direttamente dalle persone i jeans e immetterli nella nostra filieri così da ottenere poi un filato tracciabile 100% italiano. è un progetto a cui teniamo molto e che a breve estenderemo a più di 100 negozi NaturaSì in tutta italia.
F. Per finire, un gioco. Immagina di sorseggiare il tuo aperitivo preferito in un locale all’aperto di una bellissima piazza italiana: quale aperitivo sarebbe? E quale capo di Rifò indosseresti per l’occasione?
N. C. Sicuramente un aperitivo toscano a base di formaggi, salumi e un bicchiere di buon vino rosso. Penso che indosserei un maglioncino di Cashmere Rifò, l’Italo Bordeaux.
F. Vuoi donare un consiglio ai lettori del blog? Nel mondo molto sta cambiando, come si fa a think different, imparare a pensare in un modo diverso?
N. C. Consiglio di pensare in maniera semplice, di capire cosa è essenziale e cosa ci serve davvero, spesso siamo spinti a comprare indumenti che non vogliamo perché ci sembrano convenienti, in realtà non lo sono perché c’è sempre qualcuno che sta pagando quel prezzo al posto nostro.
Grazie Niccolò, sagge parole!
Vi lascio sotto il link di Rifò dove, oltre a trovare le collezioni, la filosofia e mission del brand, potete leggere anche l’interessante storia del distretto tessile di Prato.
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