Andai a Pennabilli per la prima volta nel 1996 con alcuni amici-colleghi del corso di marketing turistico (all’epoca ancora nella regione Marche). Stanchi di tante lezioni in aula volevamo visitare il museo a cielo aperto di cui tanto avevamo sentito parlare, eravamo spinti dalla curiosità di vedere ciò che il poeta-sognatore Tonino Guerra aveva realizzato nel piccolo paese gioiello di Pennabilli seguendo il filo della poesia.
Dopo due ore di chiacchiere dentro una macchina sgangherata, su e giù per le colline marchigiane, arrivammo nel paese giusto in tempo per vederlo illuminato dagli ultimi deboli raggi del pomeriggio (anche allora era autunno).
Pennabilli di origine etrusca sorge sulle rovine di due castelli (Penna e Billi) nel territorio montano dell’alta Valmarecchia. Il sogno, realizzato, del poeta si inserisce alla perfezione nel paesaggio dolce e selvaggio, un capolavoro della natura, anzi, lo completa. Il museo diffuso “concilia” le dicotomie aperto/chiuso, natura/artificio, semplice/profondo, passato/presente, dimenticato/ricordato. Le sculture che lo animano sono di artisti contemporanei e dello stesso poeta. Visitare il museo diffuso è un po’ perdersi tra le vie a caccia di tanti “tesori” accompagnati dai versi del poeta che spuntano qua e là tra le pietre antiche.
Pennabilli diventa luogo dell’anima, un invito a pensare, a meditare. Il museo realizzato su un territorio antico è un formidabile volano di promozione territoriale.
Cito solo alcune delle creazioni partorite dalla mente feconda del poeta:
- L’orto dei frutti dimenticati (piante da frutto “dimenticate” e riscoperte)
- La strada delle meridiane (6 meridiane o orologi solari)
- Il rifugio delle Madonne abbandonate (opere in terracotta ospitate su un muro di cinta)
- Il santuario dei pensieri (sette steli-opere in pietra)
- Il giardino pietrificato (sette tappeti di ceramica ai piedi di una torre antica)
Il percorso ci riporta all’infanzia, alla dimensione del sogno, è un “linguaggio” comprensibile da tutti e quindi universale. Il messaggio arriva con facilità e è questa la sua forza.
La bellezza è già una preghiera