E’ tempo di uscire, di riprendere in mano le nostre vite. Con mascherina, guanti e norme da rispettare. C’è voglia di cose semplici, di tornare a una “normalità” scandita da piccoli gesti, da quei riti che ci fanno apprezzare tanto la vita. Per me uno di questi è il rito del caffè con le amiche, magari sedute all’aperto con il sole che scalda la faccia o un libro da sfogliare al mare o tornare a fare esercizi con il “mio gruppo fitness”.
E poi ci sono i vestiti … dopo due mesi di tuta, di informi comodità ho spalancato l’armadio. Evviva il cotone, i tessuti leggeri e i colori! Nel frattempo, insieme al lockdown è volata via una stagione, l’inverno è alle spalle, fuori l’aria è calda, quasi estiva. E’ tempo di fare il cambio dell’armadio e di operare delle scelte. Questo resta, quello no.
La moda per me è da sempre sinonimo di felicità. Ho mosso i primi passi lavorativi in un brand del lusso e so quanto lavoro, quanta passione e creatività ci siano dietro a un bel vestito. Quanta dedizione dalla scelta del tessuto fino all’arrivo del capo al corner fisico o online. So anche quanto la moda sia importante non solo per me ma per l’economia del mio Paese, quanto valga (71,7 miliardi di euro, mica noccioline!)
Un vestito, un jeans skinny o un pantapalazzo, una bella giacca, una t-shirt ben costruita, una gonna dal sapore vintage possiedono un potere magico. Se quando li indossiamo ci fanno sentire bene, a nostro agio, se ci sentiamo più belli, piacevoli, più sicuri di noi, disinvolti, seducenti ecco, allora quel capo ha operato una piccola magia.
Il modo in cui ci vestiamo influenza il mood della giornata, influenza le nostre azioni?
Ricordo un manager, qualche tempo fa a una riunione improvvisa non programmata, lui che arriva nella sala riunioni trafelato in jeans e felpa, sopra un giubbotto in pelle in stile anni 50, gli altri intorno al tavolo ovale sono in giacca, qualcuno ha la cravatta, insomma presentano un look formale. La riunione si è svolta regolarmente ma lui era visibilmente a disagio. Questo ha influenzato il suo modo di porsi, di interagire con gli altri? Probabile, come è probabile che si sia sentito meno “autorevole”, “incisivo” perché non si sentiva bene nei suoi panni. Non era in linea con il dress code.
L’outfit che scegliamo migliora l’umore quando mi dico “wow! Questo vestito mi sta bene, mi sento a mio agio, mi sento bella e sicura di me”, “oltre a essere favoloso è anche comodo” (la comodità non ha prezzo, specie quando si trascorrono un tot di ore fuori casa), “questo maglioncino arancione mi sta bene e il colore mi comunica energia”. O lo peggiora come è successo al manager sopra o come quando si scopre all’improvviso che quel vestito rosso a cui tenevamo tanto non ci entra più e, scagionata la lavatrice, dobbiamo ammettere che la colpa è dei chili di troppo messi su l’ultimo mese.
Tip del giorno: quando scegliete un vestito chiedetevi prima dove state andando, cosa dovete fare (e chi dovete incontrare) per operare la scelta migliore.
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